I panni sporchi si lavano in famiglia”. Un vecchio proverbio, fra i più citati e inflazionati del nostro Paese, ma che resta sempre d’attualità. Eppure, dopo il pareggio (il quarto consecutivo e il sesto stagionale in Serie A) dello Zini, sembra che Marco Carnesecchi e Ivan Juric se lo siano totalmente dimenticato. Una frase che, in altre circostanze, sarebbe bastata a evitare un caso. Ma questa volta no: stavolta la lavatrice è rimasta spenta e il bucato, anziché restare dentro, è finito in piazza.

Ma andiamo con ordine - anche se, in realtà, non ce ne sarebbe neppure bisogno: ormai, purtroppo, lo sanno tutti. 

Subito dopo il fischio finale, Carnesecchi si è sfogato, duramente, ai microfoni di Sky Sport: “È frustrante non riuscire a sbloccarsi, ma con questi ritmi non vai da nessuna parte. O ci diamo tutti una svegliata o arriveremo molto molto indietro”. Parole di pancia, oneste fino a un certo punto, ma cariche di una frustrazione che andava contenuta. Parzialmente vere perché, in fondo, l’Atalanta, in fondo, crea domina (senza concretizzare): la squadra è viva, ma nervosa. E se la frustrazione è legittima, la sua esposizione pubblica è stata un errore di prospettiva. Perché nel calcio certi messaggi vanno consegnati al gruppo, vis-à-vis, non ai microfoni.

Poi è arrivata la controreplica di Juric, altrettanto frontale: “Il ragazzo fa bene, è ambizioso, però ha sbagliato completamente. Deve parare, fare il professionista, parlare molto di meno”. Aka: un colpo di rimbalzo, più d’istinto che di strategia. Juric ha voluto difendere il gruppo, ma nel farlo ha finito per esporsi quanto e più del suo portiere (sottolineiamo, uno dei migliori di questo inizio di stagione). Un allenatore non deve sempre tacere, è vero, ma sa altrettanto bene che ogni parola in pubblico pesa come una dichiarazione d’intenti. E qui, più che un chiarimento, è arrivata una spaccatura, molto grossa.

Morale: hanno sbagliato entrambi. Carnesecchi perché ha perso la misura dell’esternazione di un pensiero, Juric perché non l’ha arginata.

Ora, quindi, per riportare calma e serenità, servirà l’aiuto dei senatori del gruppo, da De Roon a Djimsiti, da Pasalic a Kolasinac - quelli che assorbono la tensione e la trasformano in concentrazione. Martedì, all’Arena, arriva il Milan: una sfida che dirà molto sulle ambizioni di questa squadra, ma ancora di più sulla sua tenuta emotiva.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 26 ottobre 2025 alle 16:27
Autore: Nicholas Reitano / Twitter: @NicoReitano
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