Il 7 settembre Cristiano Piccini ha annunciato l'addio al calcio. Oggi, in un'intervista rilasciata ad As, il difensore classe 1992 ha ripercorso la sua carriera e ha parlato anche dell'esperienza con l'Atalanta, per la quale non ha avuto parole dolci. A Bergamo Piccini dal settembre 2020 al gennaio 2021, raccogliendo una sola presenza. 

"Ero in Champions, era l'anno dopo il Covid - ha raccontato - Non ero ancora pronto. Ho giocato una partita, ma in condizioni tali... che zoppicavo ancora. È successo qualcosa di strano. Non riesco ancora a spiegarlo. Sono stato stupido perché mi sono lasciato convincere, ma non ero pronto a cambiare squadra, ovviamente. Sono andato lì, ho fatto le visite mediche e, lo giuro sui miei figli, non riuscivo a saltare con la gamba destra. Pensavo non le avrei superate. E, invece, hanno deciso di ingaggiarmi, dicendomi che mi avrebbero dato un mese con i loro preparatori per guarire, che mi avrebbero fatto tornare in nazionale, che tutto andava alla grande. Tutto, però, è andato in pezzi e ho passato un brutto periodo. A livello personale, è stato brutto perché mi sono sentito un po' abbandonato e mi trovavo in una situazione in cui avevo più che mai bisogno di sentirmi accudito e protetto. Mentalmente, non stavo bene. Stavo male, perché puoi immaginare, ti alleni da un anno e cerchi di fare tutto, assolutamente tutto. Ho passato mesi a svegliarmi alle sei, andare in palestra, tornare a casa, fare colazione, andare alla città dello sport, fare cure, allenarmi, mangiare, tornare a casa con il mio fisioterapista, allenarmi e fare cure per mesi. In altre parole, ho vissuto solo per guarire. Poi, ovviamente, ti accorgi che non c'è via d'uscita, che non stai migliorando o, se ci riesci, una settimana dopo sei già tornato indietro di un mese... Non ha funzionato, non ero pronto per andarci, ed è la prima decisione sbagliata che ho preso". 

Da lì la scelta di tornare a Valencia: "Ho chiamato la società e ho chiesto, per favore, di tornare. Loro mi hanno detto che non avrebbero potuto pagarmi lo stipendio, ma mi sono detto: 'Fanculo questi soldi, torno al Valencia, altrimenti morirò di depressione qui'. E sono rimasto sei mesi senza stipendio. Alla fine, in quel momento, ho preferito andare in un posto dove mi amavano, dove si prendevano cura di me e dove sapevano cosa avevo perché lo avevano vissuto con me".

Qui l'intervista completa in spagnolo.

Sezione: News / Data: Lun 13 ottobre 2025 alle 16:09
Autore: Redazione
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