L’umiltà di chi vuole imparare e la freschezza di un talento in piena crescita. Marco Palestra, esterno di proprietà dell’Atalanta in prestito secco al Cagliari, è uno dei giovani italiani più interessanti di questo inizio di stagione. Dal ritiro della Nazionale U21, il classe 2005 ha raccontato a La Gazzetta dello Sport il suo percorso, le sue qualità fisiche e tecniche, e la voglia di crescere passo dopo passo.
La prima qualità che salta all’occhio è, senza ombra di dubbio, la corsa. Palestra ha impressionato per potenza e resistenza, ma lui ci tiene a ridimensionare: “Sono caratteristiche personali. Così come se mi paragoni con Pafundi sul piano tecnico, penso che vinca lui. Nei test all’Atalanta ero uno dei primi: in velocità Bellanova va più forte di me, nella resistenza Ederson era meglio di me. A Cagliari non ho ancora fatto test ma penso di essere messo bene”.
Altro aspetto che lo distingue è la capacità di sterzare rapidamente e usare con naturalezza entrambi i piedi: “Una cosa che ho sempre avuto, almeno non mi ricordo di essermi mai allenato su questo aspetto. E sì, è una questione di comodità. Quando gioco a destra mi trovo bene a puntare col sinistro perché sento di avere più forza se me l’allungo, se gioco a sinistra preferisco portarla appunto col destro”.
Il suo percorso, però, non è stato lineare. Prima di diventare esterno, Palestra ha infatti ricoperto altri ruoli: “Fino all’U17 la mezzala, poi per esigenza mi hanno messo terzino sinistro un paio di partite, ho fatto bene, poi a destra… Ma la cosa curiosa è che quando ero ancora più piccolo, in U15, ero veramente uno dei più lenti della squadra: un po’ più tecnico, ma senza tanta velocità. Poi crescendo, non so come, sono cambiato, sono diventato più veloce”.
Tornando indietro nel tempo, il suo inizio nel calcio dei grandi è stato amarissimo, con l’espulsione al debutto nell’Atalanta U23 contro la Virtus Verona: “Primo giallo per aver tenuto un avversario per la maglietta, secondo per un fallo davanti alla panchina della Virtus Verona, e loro hanno fatto un po’ di casino… Dopo quella partita sono stato male, meno male che c’era mister Modesto: lo devo ringraziare tantissimo, perché mi ha aiutato dal primo giorno, mi ha dato un sacco di consigli, mi riprendeva quando doveva. Lo ringrazierò sempre”.
In Serie A, invece, Palestra si è già confrontato con giocatori di altissimo livello: “Lautaro, Bastoni, anche Dimarco. Diciamo che l’Inter è la squadra che mi ha impressionato di più per le giocate. Ma devo dire che anche allenarsi con Ederson e Lookman aiuta tantissimo, sono di un altro livello”. Da ragazzo, il legame con il calcio era forte ma senza tifo particolare: “Sono sincero, ho sempre seguito il calcio ma non sono mai stato particolarmente tifoso. E poi, da quando sono arrivato all’Atalanta ho cominciato a simpatizzare per la Dea. Anche perché era il 2016, l’inizio dell’era-Gasperini”.
Quest’estate ha scelto di trasferirsi a Cagliari per crescere e trovare continuità: “Ritenevo di aver bisogno di fare un anno con continuità, sento che più gioco più riesco a esprimere le mie qualità. A Cagliari si sta da dio: tifosi, compagni, allenatore, sono tutti bravi devo dire. Ho trovato un bell’ambiente”. Fuori dal campo, Palestra resta un ragazzo semplice, con la testa sul calcio ma anche spazio per gli affetti: “Mi riposo, esco con i miei compagni, vedo gli amici, quando torno a casa vado a trovare la mia famiglia. Non ho altri sport di riferimento”. E tra una partita e l’altra, non mancano i momenti di relax con i videogiochi: “Non sono tipo da Netflix. Gioco a Fifa, ma la mia squadra non è fortissima perché vabbé, non ci metto i soldi, quindi è difficile farla salire in fretta”.
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