Viaggiare serve a tante cose. Per esempio, a farti aprire gli occhi, perché conoscendo qualcosa di nuovo riesci a guardare con occhi diversi ciò che ti sta intorno ogni giorno. E ne capisci il valore, l'importanza, ma anche come problemi che sembrano essere soltanto tuoi siano in realtà di tutti. O, ancora, come traguardi che alla lunga appaiono scontati, sono in realtà preziosi e vanno celebrati ogni giorno. Una cosa del genere è capitata a me, facendo visita per la prima volta nella mia vita all'Amsterdam Arena, che dal 2017 è intitolata a Johan Cruijff e che è, appunto, lo stadio della capitale olandese e la casa dell'Ajax. Da lì sono tornato con tre riflessioni che riguardano la nostra Atalanta, ma non solo

1 - UNO STADIO "ASTRONAVE". E IN ITALIA? 

Il primo pensiero è immediato, prima ancora di mettere la testa in campo: più che uno stadio, sembra un'astronave. Le ragioni sono molteplici: un po' per la struttura, imponente e ben visibile già a chilometri di distanza, un po' perché l'Amsterdam Arena è stata il primo stadio europeo a dotarsi di tetto retrattile, capace di chiudersi in caso di intemperie o necessità. E ancora, all'interno, tra scale mobili e ascensori, sembra tutto perfetto. Lounge e ristoranti ad ogni piano, uffici, parcheggi. Un impianto moderno (compirà 30 anni nel 2026), pensato per il calcio, ma in grado di ospitare eventi di ogni genere e di regalare, da qualsiasi prospettiva, una visuale perfetta sul campo. Il paragone con i nostri stadi, come spesso accade, è impietoso. Ma se penso a cos'era il Comunale e cos'è diventato oggi che si chiama Gewiss Stadium, capisco anche di cosa è stata capace l'Atalanta

2 - UNA DEA TRA I GIGANTI 

Già, di cosa è stata capace l'Atalanta? Di tante cose, non soltanto fuori dal campo. Perché l'Amsterdam Arena è sì uno stadio modello, ma è anche e soprattutto un tempio del pallone europeo. L'Ajax, d'altronde, è una realtà del calcio mondiale: 36 scudetti, 20 Coppe d'Olanda, 4 Champions League, 1 Uefa, 1 Coppa delle Coppe e 2 Coppe Intercontinentali. I biancorossi, poi, sono un modello per quanto riguarda il settore giovanile. Da Amsterdam sono partiti campioni come Cruijff, Van Basten, Rijkaard, Bergkamp e potremmo continuare a lungo. Ecco, seduto nello spogliatoio ospiti dello stadio, lo stesso dove il 9 dicembre 2020 si era cambiata l'Atalanta prima di vincere 1-0 con gol di Muriel, mi è venuto naturale pensare a quanta strada abbia fatto la Dea. Una provinciale che ha avuto la forza di sedersi al tavolo dei grandi, di vincere in uno degli stadi più prestigiosi d'Europa (e non solo lì, basti pensare ad Anfield...) e di far conoscere il proprio nome in luoghi simbolo del calcio europeo e non solo. Serve tenere vivo questo sogno diventato realtà, ma serve anche non smettere di essere grati per averlo vissuto

3 - UN FUTURO DA PRESERVARE 

Tutto rose e fiori? No, certo, anche ad Amsterdam hanno i loro problemi da affrontare e uno di questi è molto caldo anche in zona Gewiss Stadium. "Volete vedere una partita dell'Ajax? In bocca al lupo, è praticamente impossibile", dice una guida all'interno dello stadio. Lui l'abbonamento ce l'ha da 47 anni, ma per chi vorrebbe farne uno l'impresa è più che ardua. E trovare i biglietti, a meno che non si opti per le hospitality, è una guerra, anche per le amichevoli. "In quel settore - dice indicando la curva di casa - Ci sono dodici anni di attesa per un abbonamento". E come fate con i tifosi più giovani, gli chiedo io. "Questo è un problema. In famiglia ci si passa l'abbonamento. Per il resto, quando il settore ospiti non va esaurito, una delle due zone che lo compongono viene venduta appositamente a club e famiglie". Un tema, dicevamo, tanto caro anche ai tifosi atalantini, dopo l'ennesima campagna abbonamenti sold out. Perché è da bambini che ci si innamora del pallone e serve una riflessione per provare a trovare una soluzione, a Bergamo come ad Amsterdam

Sezione: Editoriale / Data: Dom 20 luglio 2025 alle 17:08
Autore: Gianluca Pirovano
vedi letture
Print