Dopo una stagione da 28 gol e 9 assist complessivi, di cui 25 reti in campionato che gli sono valse il premio di capocannoniere, Mateo Retegui ha deciso qualche giorno fa di trasferirsi in Arabia Saudita all’Al-Qadsiah. Infatti, è stato proprio l’attaccante ad aprire al trasferimento e a spingere in questo senso. L’offerta del club saudita alla Dea è stata di quelle irrinunciabili: 65 milioni di euro più 3,25 di quota solidarietà. Per il giocatore, sul piatto un contratto quadriennale da 16 milioni di euro a stagione più 3 di bonus.
L’italo-argentino non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo a “scegliere i soldi”, nell’immaginario collettivo. Infatti, poche ore dopo è seguita a ruota l’ufficialità del trasferimento di Theo Hernandez all’Al-Hilal. Una scelta che si fa fatica a comprendere da un punto di vista sportivo, soprattutto ad un anno dal Mondiale. Per entrambi all'orizzonte c'era una maglia da titolare nella rispettiva nazionale. Una maglia che tra qualche mese, visto la concorrenza e il livello del campionato saudita tutt'altro che allenante, potrebbe diventare un miraggio.
In una manciata di giorni la Serie A ha visto salutare il proprio capocannoniere dell’ultima stagione e uno dei terzini più forti d’Europa. Cifre del genere fanno vacillare, come è normale che sia. Sono offerte a cui economicamente dire di no è difficile per i giocatori e impossibile per le società italiane. E questo è un tema. Non è la prima sessione di mercato in cui i club della Saudi Pro League bussano a più riprese alle porte del nostro campionato.
Con decisamente meno insistenza lo fanno invece a quelle della Premier League o de La Liga. Perché? Probabilmente perché rappresenta la strada più facile da percorre, il campionato europeo dove riuscire a far prevalere il proprio strapotere finanziario, consapevoli della poca forza economica delle società italiane. Oggi, un'offerta da quasi 70 milioni di euro nessun club italiano può permettersi di rifiutarla, vedi anche il Milan con Reijnders. Ecco che a questo punto resta "solo" da convincere il giocatore.
Retegui ha fatto la sua scelta, e questa va rispettata. L’Atalanta, come ampiamente dimostrato in passato, saprà senza dubbio farsi trovare pronta e rimpiazzare l'attaccante. Sarebbe stato bello un finale in stile Nico Williams-Athletic Bilbao, ma forse il nostro campionato e il nostro livello calcistico-culturale non sono ancora pronti. Eppure basterebbe poco, nei limiti del possibile, perché negli ultimi anni, guardandosi indietro, ci si è accorti che la scelta che sembrava più comoda, quella più conveniente, non si è poi rivelata essere effettivamente quella migliore.
Lo diceva anche J.K. Rowling in una saga che ha riscosso un discreto successo: “Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”.
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