Pochi giocatori a Bergamo sono stati (e sono) amati come Josip Ilicic. Lo sloveno con la maglia dell'Atalanta ha scritto pagine importantissime della storia della Dea e della propria carriera e nell'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport le ha rivissute in una lunga e bella intervista: l'amore dei tifosi, la sofferenza e la malattia, l'abbraccio dello stadio al suo ritorno. 

SULL'ARRIVO A BERGAMO - "Avevo chiuso con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mi telefonò Gasperini. ‘Vieni a giocare per me?’, chiese. ‘Mister, vado a Genova, non posso’. ‘Ti chiamerà Sartori, tranquillo’. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato lui mi rispose ‘e quindi? Che problema c’è?’. Lì ho scoperto cosa significa fare un ritiro con Gasperini".

SULLA SUA ATALANTA - "Due anni fa ho incontrato Paratici a Londra. Mi disse che avevamo l’attacco da scudetto. Lì ho capito tutto. Io, il Papu, Muriel, Pasalic… avremmo potuto giocare a occhi chiusi e avremmo comunque fatto gol. Cos’abbiamo fatto noi non l’ha fatto nessuno. Eravamo forti, magici. Due gol ad Anfield, cinque al Milan, cinque al Parma. A quel gruppo è mancato un trofeo. Abbiamo disputato due finali di Coppa Italia, ma quella del 2019 è come se non l’avessi giocata".

SULL'AMORE DI BERGAMO - "Quando sono andato a vedere Atalanta-Real Madrid, nel 2024. Pensavo che la gente si fosse dimenticata, e invece i tifosi cantavano. Me lo disse anche Modric. ‘Non giocavi, ma lo stadio era tutto per te’. Con quel gruppo ci sentiamo ancora, anche se siamo sparsi per il mondo. Ci è mancato un trofeo, ma sono felice di aver visto l’Atalanta vincere l’Europa League del 2024. Quando avrò più tempo mi farebbe piacere rivedere tutti. Abbiamo fatto cose folli. Davvero folli…". 

SULLA MALATTIA - "Non sapevo se sarei tornato a giocare, e quando sei chiuso in casa allora inizi a pensare. Sono stato 42 giorni a Bergamo senza la mia famiglia. Ho sofferto. I soldi, i contratti, non mi importava più di nulla. Non stavo bene. E le voci su mia moglie mi addoloravano".

SUL GASP E LE LACRIME PARLANDO DELLA MALATTIA - "Ti fa capire com’ero e come stavo. E chi eravamo noi due, insieme. Io non posso dimenticare ciò che ha fatto per me. Nel 2018 fui ricoverato in ospedale per un’infezione. Avevo paura di non svegliarmi. Lui dopo una settimana mi disse ‘Josip, alzati che dobbiamo giocare’. ‘Mister, non sto in piedi’. ‘Non mi interessa, stai in campo’. Lo fece anche a Valencia. Dopo il terzo gol chiesi il cambio, lui mi ignorò e segnai il quarto. Mi ha spinto oltre i limiti che pensavo di avere". 

A questo link l'intervista completa.

Sezione: Primo piano / Data: Mar 14 ottobre 2025 alle 08:26
Autore: Redazione
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