Che Honest Ahanor fosse un talento fuori dal comune lo si era intuito già durante le amichevoli estive: 17 anni, fisicità debordante, potenza, personalità. L’Atalanta lo ha pagato quasi 20 milioni dal Genoa perché ha visto in lui un prospetto destinato a diventare grande, e l’inizio di questa stagione lo ha confermato. Prima qualche panchina, poi - complice l’emergenza in difesa - la sua crescita rapida lo ha portato a conquistare spazio e a entrare stabilmente nei titolari, sia in campionato sia in Champions League.
Ed è proprio alla luce di questo percorso che la serata del Maradona pesa più delle altre. Non perché metta in discussione il talento - quello resta evidente, sia chiaro - ma perché segna uno di quei passaggi che ogni giovane attraversa prima o poi: dopo settimane da protagonista, a Napoli sono arrivati tre errori che hanno inciso in ognuno dei gol dei partenopei.
Prima facendosi sorprendere alle spalle da Neres sull’1-0, poi non chiudendo con i tempi giusti sul raddoppio dello stesso brasiliano, infine facendosi ingannare troppo facilmente dalla finta di Di Lorenzo nell’azione del 3-0. Episodi diversi, ma con un filo comune: l’eccesso di fiducia nelle proprie letture, la troppa foga di voler arrivare prima dell’avversario, quella leggerezza che i 17 anni a volte ti regalano e a volte ti presentano come conto.
È normale. Succede. Anzi, è quasi inevitabile quando il talento ti spinge a voler fare sempre un passo in più. Ahanor è forte, esplosivo, continuo: come detto, lo si era intuito già quest’estate, e lo ha confermato in campo. Ma per diventare un top - e ha tutte le condizioni per riuscirci, anche in ottica Nazionale (si spera, ndr) - serve imparare a gestire le partite pesanti, quelle in cui l’errore singolo può indirizzare una serata.
La sostituzione all’intervallo va letta come un passaggio necessario: un modo per proteggerlo in una serata storta e riportarlo dentro un percorso di crescita che resta evidente. Perché Ahanor resta una colonna dell’Atalanta di oggi e del futuro, a prescindere dal blackout di Napoli. Una serata da dimenticare che gli servirà per capire dove deve ancora migliorare e per fare un salto ulteriore, molto più di quanto possano fare invece mille complimenti.
Autore: Nicholas Reitano / Twitter: @NicoReitano
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