Marten De Roon è ormai un simbolo dell'Atalanta, volto della crescita nerazzurra di questi anni, coronata con la vittoria dell'Europa League. Il centrocampista olandese contro il Torino ha tagliato il traguardo delle 400 presenze con la Dea. Nell'edizione odierna de L'Eco di Bergamo ha rilasciato una lunga intervista, toccando diversi temi. Vediamo i passaggi più interessanti. 

SU JURIC - "Juric ha il fuoco dentro. È un grandissimo motivatore, nello spogliatoio ti coinvolge con i suoi discorsi, trasmette energia e fame. E durante le partite è come se fosse in campo con noi: si fa sentire, ti guida, ti sprona. Per un giocatore è fondamentale sentire l’allenatore così vicino". 

SUL MOMENTO DELLA SQUADRA - "La cosa più importante ora è la pazienza. E la società, i tifosi e tutta la città hanno saputo trasmettere tranquillità, senza creare pressioni inutili. È il bello di Bergamo, che è sempre stata così e deve restare così: qui conta l’impegno, il lavoro quotidiano. Se dai tutto, il pubblico lo riconosce".

SULL'ESSERE UNA BANDIERA - "Non mi vedo come una bandiera, ma è bello che la gente lo pensi. In Italia esistono ancora giocatori legati a una sola maglia, come Berardi o Patric. Qui all’Atalanta c’è una tradizione importante, da Papu a Ilicic, da Freuler a Toloi, fino a Djimsiti e Pasalic. Io mi sento fortunato a poter ancora dare il mio contributo". 

SUL MOMENTO PIÙ DURO - "La finale di Coppa Italia persa con la Juve nel 2024. Oltre alla sconfitta, l’infortunio mi impedì di giocare la finale di Dublino. Quella sera resta la più bella e allo stesso tempo la più dolorosa della mia carriera".

SUL LEGAME COI COMPAGNI - "Con Djimsiti ho un rapporto speciale, siamo amici oltre che compagni. Parlo spesso anche con Freuler, che ora è al Bologna. Sono loro i giocatori ai quali mi sento più legato. I più forti? Dico Ilicic e Muriel. Due talenti puri, capaci di colpi straordinari. Quando avevano voglia, potevano fare qualsiasi cosa". 

SUL FUTURO - "Mi piacerebbe restare a Bergamo. Allenare può essere un’opzione, ma non so se è la mia strada. Con Gasperini ho capito quanto sia un lavoro totalizzante: non stacchi mai. Forse cominciare con i ragazzi potrebbe essere più adatto. Intanto gioco ancora qualche anno e poi deciderò". 

Sezione: Primo piano / Data: Gio 25 settembre 2025 alle 12:17
Autore: Redazione
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