Marten De Roon si è raccontato a Cronache di Spogliatoio. Il centrocampista dell'Atalanta è stato il protagonista di una lunga chiacchierata con Giacomo Brunetti (clicca qui per l'intervista integrale) in cui ha ripercorso i 10 anni fin qui vissuti con la maglia della Dea. 

LA NUOVA ATALANTA - "Sarà un cambiamento difficile. Pian piano la vecchia guardia andrà via, Toloi è già andato, siamo rimasti io, Djimsiti, Rossi e Pasalic. Questo mi fa pensare che sto invecchiando, ma anche che pian piano arriverà il momento anche del mio ritiro. Al momento sto bene però e sono consapevole che i calciatori e le generazioni cambiano, lentamente prenderanno il nostro posto. Nel calcio ci sono sempre stati i cambiamenti, quando noi andremo via, altri faranno la loro storia qui a Bergamo. Io vedo un futuro radioso per l'Atalanta, con questa società".

L'ARRIVO IN ITALIA -  "La mia vita è cambiata da quel giorno. Le prime settimane sono state difficili, con la lingua, con il ritiro a Clusone. A un certo punto ho chiamato mia moglie e ho detto: 'Ma dove sono? Posso tornare indietro?'. Ma ora è tutto diverso, stiamo benissimo qui e spero di continuare ancora un paio di anni". 

PERCASSI -  "È la forza della società, parte sempre con i piedi per terra, invece magari di parlare di scudetti e Champions, anche se le aspettative sono cambiate nel tempo. Antonio Percassi è un presidente tifoso, a fine partita è emozionato in positivo se vinciamo, in negativo se perdiamo. Vive l'Atalanta, essendo anche un ex giocatore, da vero tifoso. È un grande imprenditore, ha fatto crescere qualcosa di importantissimo per Bergamo, che va oltre il calcio. Suo figlio Luca c'è sempre ogni giorno, insieme a D'Amico sono fondamentali. Luca gestisce tutto, parla con i giocatori, a Zingonia c'è una vera e propria famiglia". 

I MIGLIORI AMMIRANO L'ATALANTA - "Dopo i quarti di finale di Europa League giocati contro il Liverpool, sia Van Dijk che Klopp ci hanno fatto i complimenti, sono rimasti impressionati, ma quasi tutti sono rimasti colpiti da noi. Mi è successo spesso che nel ritiro in nazionale, i giocatori di Barcellona, Liverpool e altri big club hanno elogiato l'Atalanta. Anche Van Gaal, nonostante adottasse uno stile di gioco diverso, è rimasto stupefatto dal percorso della Dea". 

LA VITTORIA DELL'EUROPA LEAGUE - "Ho pianto quando ho dovuto saltare la finale dell'Europa League, la partita più importante della mia vita. L'abbiamo conquistata e abbiamo meritato di giocarla. Soprattutto io meritavo di giocarla, non per togliere qualcosa agli altri, ma ho fatto tanti sacrifici per arrivare fin lì. Nella stessa Europa League, ho giocato in difesa contro Marsiglia e Liverpool e mi sono sacrificato per la squadra. La finale doveva essere la ciliegina sulla torta, avendo vinto la ciliegina c'è stata, ma la sento un po' come una macchia sulla mia carriera. I primi giorni dopo l'infortunio ho pianto, piangevo con mia moglie. Come atleta vivi per queste cose, in quella settimana ho ricevuto tantissime chiamate e messaggi di sostegno, il più bello fu di un bergamasco. Mi disse che grazie a me aveva riportato i figli allo stadio dopo tanto tempo, perché sono un idolo per loro. Questo mi ha colpito". 

ILICIC E LO SPOGLIATOIO - "Quella di Josip è una storia triste, l'abbiamo vissuta tutti qui e io mi ricordo molto bene. Una volta è uscito dal campo, io l'ho seguito, lui è crollato in lacrime e mi ha abbracciato. Un momento davvero struggente. Ma ci sono anche cose belle e divertenti, come De Ketelaere che fa un regalo a Pasalic, Mario lo apre e trova una maglia della Dinamo Zagabria con il suo nome. Mario è di Spalato e non può sentire o vedere il nome della Dinamo Zagabria. Nello spogliatoio c'è di tutto, ad esempio Lookman è silenzioso e c'era Grassi che era completamente l'opposto. Toloi che ha giocato meno quest'anno, quando parla è ascoltato sempre da tutti".

GLI AMICI NEL CALCIO - "Con un gruppo abbiamo vissuto tanti anni insieme qui a Bergamo. Ad esempio con Freuler, Djimsiti e Hateboer siamo diventati amici, anche con Gosens. Questo ti fa crescere come uomo e come calciatore". 

PALESTRA - "Adesso parlo spesso con i giovani. Uno di questi è Palestra, perchè vedo un ragazzo con potenzialità e provo a capire dove posso incidere su di lui. Questo può dare aiuto a loro, ma anche a me per un futuro dopo il ritiro". 

Sezione: Primo piano / Data: Gio 12 giugno 2025 alle 16:00
Autore: Christian Sgura
vedi letture
Print