Cara Atalanta, un trofeo lo meriti, ma non ne hai bisogno

Ogni tifoso, in cuor suo, custodisce una partita sbagliata, una giornata storta. Curioso poi come, non sempre, chiudendo gli occhi, la mente porti alle grandi sconfitte. La finale di Coppa Italia persa con la Lazio, il fallo di mano di Bastos ancora lì, a imperitura memoria. O l’autogol di Peluso contro il Bologna, inspiegabile, che valse di fatto la retrocessione al termine della maledetta stagione 2009/2010, solo per citare due momenti a portata di memoria.

I nostri migliori anni… per il momento

Chi scrive, per esempio, quando deve farsi del male torna ciclicamente al 26 novembre 2010. Atalanta-Livorno 0-2, doppietta di Pagano. Poi, riflettendoci, mi accorgo che non era l’Atalanta ad andare male (avrebbe vinto il campionato, tornando subito in A), ma era la mia vita in quel momento a non seguire la strada che avevo in mente. D’altronde, però, per molti di noi la Dea è stata ed è un pezzo di vita. E io le mani fredde di quella sera, lungo la strada che dalla Nord mi portava alla macchina, mi sembra ancora di sentirle se per un attimo chiudo gli occhi.

Tutto questo per dire cosa? Forse niente. Ma pensare a tutti questi anni è come riviverli. E riviverli significa dar loro valore. Ancor di più ora, che stiamo vivendo i migliori anni della nostra storia. Per il momento.

Un trofeo ce lo meritiamo, ma a che serve?

Già, per il momento. Non perché tutto debba cambiare, tornare come prima. Che poi, anche fosse, ci cambierebbe poco. “Per il momento” perché la sensazione che resta addosso dopo serate come quella di Liverpool è che la storia sia ancora lì, pronta per essere scritta. Ci sentivamo piccoli, ma orgogliosi, quando facevamo per la prima volta visita a dei mostri sacri. Quando la nostra Dea calcava campi fino ad allora visti solo in Tv. Hanno imparato a conoscerci, a rispettarci. Hanno imparato a temerci. I ragazzi in campo e la gente di Bergamo fuori.

E quando sembra che la vetta sia stata toccata, che non si possa andare più in alto di così, il Gasp e i suoi ragazzi scrivono un capitolo nuovo, cambiano il corso delle cose. Fanno sognare una città intera. Certo, poi c’è qualcuno che chiede, a volte con malcelata invidia, dove siano i trofei. Come questa incredibile storia possa dirsi completa senza una coppa in più in bacheca. Inutile nascondersi, la vorremmo tutti e, senza paura di essere smentiti, ce la meriteremmo anche, per quello di cui siamo stati capaci. Ma, allo stesso modo, non ne abbiamo bisogno. C’eravamo quando si perdeva contro il Lumezzane e ci siamo oggi che vincere ad Anfield non è più il frutto di una partita tra amici alla PlayStation. Ci saremo anche domani, comunque vada. Intanto ci godiamo questi anni magnifici, con lo stesso folle amore di sempre.