di Gianluca Pirovano 24 Ott 2024 15:58
I numeri non dicono tutto, ma raccontano molto. Nel caso di Atalanta-Celtic parlano di 23 tiri a 4, 62% di possesso palla per la Dea, 7 parate di Schmeichel contro 2 di Carnesecchi e 2,31 di xG nerazzurri contro lo 0,32 degli scozzesi. Risultato? 0-0 e tanti, tantissimi rimpianti. La squadra di Gian Piero Gasperini ha dominato in lungo e in largo, ma non è riuscita a trovare la via del gol. "Abbiamo fatto tutto bene, tranne il gol. Però non è che ci possiamo rimproverare più di tanto", ha detto il Gasp a fine gara. Difficile dargli torto.
Preso atto di questo e smaltita la delusione, serve fare i conti con le eredità positive della sfida del Gewiss Stadium. In primis, la solidità difensiva, con l'Atalanta che per la terza volta in altrettante partite europee è riuscita a non prendere gol. Un passo avanti importante dopo il preoccupante inizio di Serie A, almeno a livello difensivo. C'è, però, un aspetto forse ancor più importante della fredda statistica. Guardando la partita, la si può dividere in due fase. La prima è quella del furore, con la Dea che ha bombardato il muro del Celtic arroccatto nella sua metà campo. Una fase che ha toccato il suo apice al 58', con l'ingresso di Samardzic e De Ketelaere per Bellanova e Retegui. Una mossa, quella del Gasp, che ha aperto alla seconda fase, quella della paura della beffa.
L'Atalanta ha proseguito nella sua gara d'attacco, ma molti, Gasp in primis, hanno compreso che in quel momento il rischio maggiore era quello di essere puniti in contropiede. Dentro, quindi, Cuadrado per Lookman a portare maggiore equilibrio. Ecco, allora, la più importante dell'eredità positive di Atalanta-Celtic. Cinque anni fa la Dea una partita così l'avrebbe persa. Perché l'Europa non perdona e se ti distrai sa sempre punire. L'esempio lampante è l'1-2 di San Siro contro lo Shakhtar Donetsk, storico esordio casalingo in Champions League. L'Atalanta dominò quella sfida. Forse non con la stessa superiorità vista con gli scozzesi, ma sprecò tantissimo: il rigore sbagliato da Ilicic, il palo di Pasalic, tante situazioni non sfruttate dal Papu e da Zapata. All'ultimo secondo arrivò la beffa, proprio in contropiede. Vinsero gli ucraini, ma l'Atalanta in questi anni è cresciuta e ha fatto tesoro di quella partita e non solo. Oggi è una realtà europea e non è un dettaglio di poco conto.
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